Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. II, 1927 – BEIC 1930632.djvu/112

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FAVOLA III.

Francesco Sforza, figliuolo di Lodovico Moro, duca di Milano, segue un cervo nella caccia, e da’ compagni si smarrisse; e giunto in casa di certi contadini, si consigliano di ucciderlo. Una fanciulla scopre il trattato; ed egli si salva, e i villani vivi sono squartati.

La favola raccontata da Lionora mi presta campo largo di recitarvi un compassionevole caso, il quale ritiene piú presto della istoria che della favola; perchè cosí intervenne ad uno figliuolo d’un duca, il quale dopo molti affanni fece patire alli lor nemici l’aspra penitenza del suo commesso fallo.

Dicovi adunque che a’ tempi nostri si trovò in Melano il signor Francesco Sforza, figliuolo di Lodovico Moro, duca di Melano, il quale e in vita del padre e dopo la morte sua fu da invidiosa fortuna balestrato molto. Era il signor Francesco ne’ suoi prim’anni bello di forma, ornato di costumi: e il suo volto dimostrava segno di chiara indole; indi venuto alla età della florida adolescenzia, dopo i studii e l’altre buone operazioni, alle volte si dava all’armiggiare, a lanciar il palo e all’andar a caccia: e di questo assai si dilettava. Onde la gioventú per gli costumi e prodezze sue l’amava molto, ed ella era amata da lui; nè giovane era nella città, che largamente non fosse guidardonato da lui. Il signor Francesco un giorno per suo diporto raunò molti giovani, di quai niuno aveva ancor tocco il ventesimo anno; e asceso a cavallo, se n’andò con esso loro alla caccia. Ed aggiunti ad un boschetto, dove dimoravano le fiere, quello circundorono. Avenne che dalla parte dove il signor Francesco attentamente guardava, uscí fuori un leggiadretto cervo; il quale, veduti i cacciatori, per timore si diede