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FAVOLA IV.

Andrigetto da Valsabbia, cittadino di Como, venendo a morte, fa testamento; e lascia l’anima sua e quella del notaio e del suo confessore al diavolo, e se ne muore dannato.

[Eritrei]

Egli è commun proverbio, comendato da tutti, che chi malamente vive, malamente muore. Però gli è meglio vivere cristianamente, che senza freno alcuno di conscienza abbandonar le redine e adempire ogni sua sfrenata voglia; sí come avenne ad un nobile cittadino, il quale, venendo a morte, diede l’anima sua al gran nemico, e disperato, cosí permettendo la divina giustizia, fece la mala morte.

In Como, picciola città della Lombardia, non molto discosta da Melano, abitava un cittadino nomato Andrigetto da Sabbia; il quale, quantunque e di poderi, e di armenti, e di pecore fosse ricco, nè alcuno nella città si trovasse, che a lui agguagliar si potesse, nondimeno la conscienzia no ’l rimordeva di cosa alcuna, ancor che trista, ch’egli facesse. Andrigetto adunque essendo ricchissimo, e avendo molto grano e altre sorti di biada, che gli suoi poderi li rispondevano, dispensava tutte le sue rendite a poveri contadini e ad altre miserabili persone, nè voleva quelle vendere a mercatanti o vero ad altri col danaro. E questo faceva non chè egli avesse animo di sovenire ai poveri; ma acciò che li cavasse dalle mani qualche campo di terra, e aggrandisse e suoi poderi e rendite; e sempre cercava di eleggere luogo che piú facesse al profitto suo, acciò che a poco a poco del tutto s’impatronisse. Avenne che in quelle parti sopraggiunse una gran penuria; ed era tale, che gli uomini e le donne e li fanciulli