Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. II, 1927 – BEIC 1930632.djvu/217

Da Wikisource.


FAVOLA VI.

Lucietta, madre di Lucilio figliuolo disutile e da poco il manda per ritrovar il buon dí; ed egli il trova, e con la quarta parte di un tesoro a casa ritorna.

Ho inteso, gentilissime donne, dagli savi del mondo che la fortuna aiuta i vigilanti, e scaccia quelli che sono timidi e paurosi, e che questo sia il vero, dimostrerollo con una breve favola, la qual vi fia di diletto e contento.

In Cesena, nobil città della Romagna, presso la quale corre il fiume detto Savio, trovavasi una vedovella povera, ma da bene; e Lucietta si chiamava. Costei aveva un figliuolo il piú disutile, il piú sonnacchioso, che mai la natura creasse. Il quale, poi che era andato a dormire, non si levava di letto fino a mezzo giorno, e levandosi sbadigliava e stropicciavasi gli occhi, distendendo le braccie e i piedi per lo letto come vil poltrone. Di che la madre ne sentiva grandissima passione, perchè sperava, che egli dovesse esser il bastone della sua vecchiezza. Onde, per farlo sollecito, vigilante e accorto, lo ammaestrava ogni giorno, dicendogli: — Figliuol mio, l’uomo diligente e aveduto, che vuole aver il buon dí, dee svegliarsi a buon’ora nel far del giorno, perchè la fortuna porge aiuto a’ vigilanti, e non a quelli che dormono. Onde se prenderai, figliuolo mio, il mio consiglio, tu troverai il buon dí, e ne rimarrai contento. — Lucilio, — che cosí era il nome del figliuolo, — ignorante piú che l’ignoranzia, non intendeva la madre; ma risguardando alla scorza, e non alla mente delle parole, eccitato dall’alto e profondo sonno, si partí, e andò fuori d’una porta della città, e si pose a dormire a traverso la strada all’aria, dove impediva questi e quelli che veniano nella città e parimenti che andavano fuori.