Pagina:Straparola, Giovanni Francesco – Le piacevoli notti, Vol. II, 1927 – BEIC 1930632.djvu/59

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favola quarta 53

fosse di somma contentezza dell’altro. Avenne che Andolfo, minor fratello, con consenso però di Ermacora, si maritò; e prese per sua legittima moglie una donna gentile e bella, e di sangue nobile, il cui nome era Castoria. Costei, perciò che prudente era e di alto ingegno, non meno onestamente amava e riveriva Ermacora suo cognato, che Andolfo suo marito: e l’uno e l’altro di loro con reciproco amore le correspondeva; e tanta era fra loro la concordia e la pace, che per l’adietro mai non si trovò la pare. Castoria, sí come piacque al giusto Dio, ebbe molti figliuoli: e sí come cresceva la famiglia, cosí parimente cresceva l’amorevolezza e la pace, e s’aumentavano le ricchezze: nè v’era tra loro mai differenzia alcuna; anzi tutti tre erano d’un medesimo volere e d’una medesima volontà.

Cresciuti i figliuoli, e giunti alla perfetta età, la cieca fortuna, invidiosa dell’altrui bene, s’interpose; e dove era unione e pace, cercò di metter guerra e discordia. Onde Andolfo, mosso da fanciullesco e non ben regolato appetito, deliberò al tutto dividersi dal fratello, e conoscere la parte di beni suoi, e abitare separatamente altrove; e un dí disse al fratello: — Ermacora, egli è gran tempo che noi amorevolmente abbiamo abitato insieme, e communicato il nostro avere, nè mai tra noi è stata torta parola; e acciò che la fortuna, volubile come al vento foglia, non semini tra noi qualche zizania, ponendo disordine e discordia dove è ordine e pace, determinai conoscer il mio, e venire alla divisione teco; e questo io fo, non chè abbia mai ricevuta ingiuria da te, ma acciò che ad ogni mio volere possa disponere le cose mie.— Ermacora, inteso il sciocco voler del fratello, non si puote astenere che non si ramaricasse: e principalmente non essendovi causa, per la quale egli dovesse moversi sí leggermente a separarsi da lui; e con dolci ed affettuose parole incominciò ammonirlo ed essortarlo, che da questo iniquo pensiero si dovesse rimovere. Ma Andolfo, piú ostinato che prima, persisteva nel suo malvaggio volere; nè considerava il danno che avenir ne poteva. Onde con voce robesta disse: — Ermacora, egli è commun proverbio