Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/116

Da Wikisource.

— 84 —

in cerchio, a sedere, ed intertenendosi in piacevoli ragionamenti, Emerenziana, moglie di messer Lamberto, non già a fine di male, ma burlando, disse alle due compagne: Donne mie care, non vi ho io da raccontare una piacevolezza che mi è avvenuta oggi? — E che? dissero le compagne. — Io, disse Emerenziana, mi ho trovato, carolando, uno innamorato: il più bello, il più leggiadro e il più gentile che si possa trovare. Il quale dice esser sì acceso di me per la mia bellezza, che nè giorno nè notte non trova riposo; — e puntalmente le raccontò tutto ciò che egli le aveva detto. Il che intendendo, Pantemia e Simforosia dissero quello medesimo esser avenuto a loro; e dalla festa non si partirono, che agevolmente conobbero uno istesso esser stato colui che con tutta tre aveva fatto l’amore. Il perchè chiaramente compresero che quelle parole dello innamorato non da fede amorosa, ma da folle e fittizio amore procedevano, e a sue parole prestarono quella credenza che prestare si suole a sogni degli infermi o a fola de romanzi. Ed indi non si partirono, che tutte tre concordi si dierono la fede di operare sì che ciascheduna di loro da per sè li farebbe una beffa, e di tal sorte, che l’innamorato si ricorderebbe sempre che anche le donne sanno beffare. Continovando adunque Filenio in far l’amore quando con una, quando con l’altra, e vedendo che ciascheduna di loro faceva sembiante di volerli bene, si mise in cuore, se possibile era, di ottenere da ciascheduna di loro l’ultimo frutto d’amore; ma non li venne fatto sì come egli bramava ed era il desiderio suo, perciò che fu perturbato ogni suo disegno. Emerenziana, che non poteva sofferire il fittizio amore del sciocco scolare, chiamò una sua fanticella assai piacevoletta e bella, e le impose che ella dovesse