a lato dell’altra, nel letto si coricassero. Le donne, tutte sgomentate e tremanti da terrore, dissero: Oh insensate noi, che diranno i mariti, che diranno i parenti nostri, come si saprà che noi siamo quivi state ignude trovate uccise? Meglio sarebbe che noi fussimo morte in fascie, che esser con tal vituperoso scorno manifestate. Il scolare, vedendole coricate l’una appresso l’altra, come fanno marito e moglie, prese uno linzuolo bianchissimo ma non molto sottile, acciò che non trasparessero le carni e fussero conosciute, e tutta tre coperse da capo a piedi: e, uscitosi di camera, e chiuso l’uscio, trovò li mariti loro che in sala danzavano; e, finito il ballo, menolli nella camera dove le tre donne in letto giacevano, e disseli: Signori miei, io vi ho quivi condotti per darvi un poco di solacio e per mostrarvi la più bella cosa, che a’ tempi vostri vedeste giamai; — e, approssimatosi al letto con un torchietto in mano, leggermente cominciò levar il linzuolo da’ piedi e invilupparlo, e discoperse le donne sino alle ginocchia; ed ivi li mariti videro le tondette e bianche gambe con i loro isnelli piedi, maravigliosa cosa a riguardare. Indi discopersele sino al petto, e mostrolli le candidissime coscie che parevano due colonne di puro marmo, col rotondo corpo al finissimo alabastro somigliante. Dopo, scoprendole più in su, li mostrò il teneretto e poco rilevato petto con le due popoline sode, delicate e tonde, che arebbeno costretto il sommo Giove ad abbracciarle e basciarle. Di che i mariti ne prendevano quel trastullo e contento che imaginar si puote. Lascio pensar a voi a che termine si trovavano le misere e infelici donne, quando udivano i mariti suoi prendere di loro trastullo. Elle stavano chete e non osavano zittire, acciò che co-