Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/135

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Venni da quella madre, che s’appella
     Dell’altre madre, nè giamai mi stanco;
Adoprami chi vuol; poscia, invecchiata,
     Io son da l’uomo pista e maltrattata.

Fu il dotto enimma molto lodato da tutti: e, perciò che non intendevano il suo soggetto, la pregorono che si dignasse della dichiarazione farli partecipi. La quale sorridendo disse: Non è convenevole che una feminella di poco sapere, quale sono io, insegni a voi altri più esperimentati di me. Ma poi che così è il desiderio vostro, ed ogni vostra parola mi è special comandamento, dirovvi quello ch’io sento. Il mio enimma altro non significa se non la tela bella e di somma bianchezza, la quale dalle donne con le forfice ed aghi è flagellata e pista. E quantunque la copra le membra di ciascuno e venga dall’antica madre, che è la terra, non però, venuta vecchia, cessano di mandarla al follo, acciò che, ben franta e rotta, carta divenga. Piacque a tutti la isposizione del dotto enimma, e sommamente lo commendorono. La Signora, che già aveva persentito che a Lodovica, a cui toccava la volta, il capo gravemente doleva, voltatasi verso il Trivigiano, disse: Signor Benedetto, quantunque il favoleggiare aspetti a noi donne, pur essendo Lodovica da dolor di capo aggravata, voi supplirete in questa sera in vece di lei: e dovvi ampio campo di dire ciò che più vi aggrada. A cui il signor Benedetto rispose: Avenga, Signora mia, che io in tai cose mal pratico sia, nondimeno, perciò che il voler vostro mi è comandamento, non resterò di accontentarvi: pregandovi tutti che mi abbiate per iscuso, se non rimarrete satisfatti sì come è il desiderio vostro e il voler mio. Levatosi adunque in piedi il Trivigiano