Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/151

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A cui messer Simplicio rispose: Ticco; — ed ella a lui disse: Tacco. Ed egli a lei: Quando vengo? — In questa sera! Giliola rispose. Ed egli — In questa sera sia, disse: Ritornata Giliola adunque a casa, disse al marito: Io ho operato tanto quanto imposto m’avete. — E che ti ha egli risposto? disse Ghirotto. — In questa sera sia, disse Giliola. Ghirotto, che già aveva carico lo stomaco d’altro che di lasagne e di maccheroni, disse: Giliola, andiamo a misurare dodici sacchi di biada, perchè io voglio fingere di andare al molino; e venendo messer Simplicio, fagli accoglienze, e ricevilo onoratamente. E fa che tu abbi apparecchiato uno sacco vuoto appresso quelli che pieni saranno di biada: e come tu sentirai ch’io sia giunto a casa, fa che entri nel sacco apparecchiato e si nascondi; e poscia lascia l’impaccio a me. — E’ non vi sono in casa tanti sacchi che siano al numero che voi volete, disse Giliola. Disse allora Ghirotto: Manda la Cia vicina nostra da messer Simplicio: e fa ch’egli te ne impresti duo: e fa che gli dica che io gli voglio per andar questa sera al molino. E tanto fu fatto. Messer Simplicio che ottimamente considerate aveva le parole della Giliola, e veduto come egli aveva mandato a richieder duo sacchi imprestito, credendo veramente che ’l marito se n’andasse al molino, si trovò il più felice ed il più contento uomo del mondo: pensando tuttavia che ancor ella fusse del lui, come egli del lei amore accesa; ma non s’avedeva il poverello di ciò che era ordito e tramato contra lui, perciò che forse più cautamente sarebbe proceduto di quello che egli fece. Messer Simplicio che nel cortile aveva molti buoni caponi, ne prese duo e de gli migliori; e mandolli per lo suo valletto a Giliola, commettendoli che li facesse cucinare, che verrebbe