Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/217

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quello fece il disegno. E vestitasi molto lascivamente e licatasi il viso, soletta uscì di Bergomo, ed andossene a Pedrènch, dove era il podere di Emilliano: ed entrata in casa, trovò Travaglino che faceva del caso e delle ricotte; e salutatolo, disse: Travaglino mio, son qui venuta per visitarti, e per bere del latte e mangiare delle ricotte teco. — Siate la ben venuta, disse Travaglino, la mia patrona; e fattala sedere, parecchiò la mensa, e recò del caso pecorino ed altre cose per onorarla. E perchè egli la vedeva sola e bella, e non consueta venir a lui, stette suspeso molto; e quasi non poteva persuadersi che ella fusse Isotta, moglie del fratello del suo patrone. Ma pur, perciò che più volte veduta l’aveva, la carecciava ed onorava molto, sì come a tanta donna, quanto ella era, conveniva. Levata da mensa Isotta e vedendo Travaglino affaticarsi nel far il caso e le ricotte, disse: Travigliano mio, voglio ancor io aitarti a far del caso. Ed egli: Quello che a voi aggrada, signora, — rispose. E senza dir più altro, alciatesi le maniche fino al cubito, scoperse le bianche, morbide e ritondette braccia che candida neve parevano, e con esso lui fieramente si affaticava a far il caso; e sovente li dimostrava il poco rilevato petto, dove dimoravano due popolline che due pometti parevano. Ed oltre ciò astutamente tanto approssimava il suo colorito viso a quello di Travaglino, che quasi l’uno con l’altro si toccava. Era Travaglino, quantunque fusse di vacche custode, uomo più tosto astuto che grosso. E vedendo i portamenti della donna, che dimostravano il lei lascivo amore, andava con parole e con sguardi intertenendola, fingendo tuttavia di non intendersi di cose amorose. Ma la donna, credendo lui del suo amore esser acceso, sì fieramente di lui s’inna-