Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/250

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che abbiamo il parer vostro. Questo molto piacque alla suocera, e s’imaginò d’appresentargli alla nuora, che ancora non sapeva quello avea parturito, e dirle come quelli erano i bambini di lei nasciuti. Ed acciò che tal cosa non si scoprisse, la mala vecchia ordinò alla comare che alla reina dir dovesse, i fanciulli, che parturiti avea, esser stati tre cani bottoli. La suocera adunque parimenti e le sorelle della reina e la comare se n’andorono a lei, e dissero: Vedi, o reina, l’opera del tuo bel parto; riserbalo, acciò che, quando il re verrà, possa il bel frutto vedere. E dette queste parole la comare le pose i cagnolini al lato: confortandola tuttavia che non si disperasse, per che alle volte queste cose tra persone d’alto affare suoleno avenire. Aveva già ciascheduna delle scelerate femine adempiuto ogni suo reo e malvagio proponimento, e sola una cosa ci restava: che a gli innocentissimi fanciulli dessero acerba morte. Ma a Dio non piacque che del propio sangue si bruttassino le mani; ma fatta una cassetta e ben incerata di tenace pece, e messi e fanciulli dentro e chiusi, la gittorono nel vicino fiume, ed a seconda dell’acqua la lasciorono andare. Iddio giusto, che non patè che l’innocente sangue patisca, mandò sopra la sponda del fiume un monaio, Marmiato per nome chiamato; il quale, veduta la cassetta, la prese ed aperse, e dentro vi trovò i tre bambini che ridevano. E perciò che erano molto belli, pensò che fussero figliuoli di qualche gran matrona, la quale per vergogna del mondo avesse commesso sì fatto eccesso. Onde renchiusa la cassetta e postasela in spalla, se n’andò a casa; e disse alla moglie, che Gordiana si chiamava: Guata, moglie mia, ciò che trovai nella riva del fiume: io te ne faccio un dono. Gordiana, ve-