Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/274

Da Wikisource.

— 242 —


In Ostia, città antica, non molto lontana da Roma, sì come tra volgari si ragiona, fu già un giovane, più tosto semplice e vagabondo, che stabile ed accorto; e Flamminio Veraldo era per nome chiamato. Costui più e più volte aveva inteso che nel mondo non era cosa alcuna più terribile e più paventosa de l’oscura ed inevitabile morte; perciò che ella, non avendo rispetto ad alcuno, o povero o ricco che egli si sia, a niuno perdona. Laonde, pieno di maraviglia, tra se stesso determinò al tutto di trovare e vedere, che cosa è quello che da’ mortali morte s’addimanda. Ed addobbatosi di grossi panni, e preso un bastone d’un torte cornio, bene afferrato, in mano, da Ostia si partì. Avendo già Flamminio molte miglia camminato, giunse ad una strada: nel cui mezzo vide un calzolaio in una bottega, che calzari e uosa faceva. Il quale, quantunque grandissima quantità di fatti ne avesse, pur in farne degli altri tuttavia s’affaticava. Flamminio, accostatosi a lui, disse: Iddio vi salvi, maestro. A cui il calzolaio: Siate il ben venuto, figliuol mio. A cui Flamminio replicando disse: E che fate voi? — Io lavoro, rispose il calzolaio, e stento per non stentare; e pur io stento e m’affatico per far di calzari. Disse Flamminio: E per far che? Voi tanti n’avete; ed a che farne più? A cui rispose il calzolaio: Per portarli, per venderne per sostentamento e di me e della mia famiglia ed acciò che, quando sarò vecchio, mi possi sovvenire del danaro guadagnato. — E poi, disse Flamminio, che sarà? — Morire, rispose il calzolaio. — Morire? replicando disse Flamminio. — Sì, rispose il calzolaio. — maestro mio, disse allora Flaminio, mi sapreste voi dire che cosa è questa morte? — In vero no, rispose il calzolaio. — L’avete voi giamai veduta? disse Flamminio. — Io nè la vidi, nè vederla nè provarla