Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/280

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vecchiarella, udendo la sciocchezza del giovine, dissegli: Quando ti aggrada, figliuolo mio, farottila vedere, quanto ella è brutta: e quanto paventosa, ancora provare. A cui Flamminio: madre mia, non mi tenete più a bada; omai fate che io la veggia. La vecchiarella per compiacergli lo fece ignudo spogliare. Mentre che il giovanetto si spogliava, ella certi suoi empiastri, a diverse infermità opportuni, incorporò; e preparato il tutto, dissegli: Chinati giù, figliuolo mio. Ed egli ubidiente s’inchinò. — Piega la testa e chiudi gli occhi, disse la vecchia; e così fece. Nè appena aveva fornito di dire, che prese la coltella che dal lato teneva, ed in un colpo il capo gli spiccò dal busto. Dopo, presa immantinente la testa, e postala sopra il busto, l’impiastracciò di quegli empiastri che preparati aveva, e con agevolezza il risanò. Ma come il fatto andasse, dir non so: o che fusse per la prestezza della maestra in ritornar il capo al busto, o perchè ella astutamente il facesse, la parte della testa posteriore mise nell’anteriore. Onde Flamminio, guatandosi le spalle e le reni e le grosse natiche e scolpite in fuori che per addietro vedute non aveva, in tanto tremore e pavento si puose, che non trovava luoco dove nascondere si potesse; e con dolorosa e tremante voce diceva alla vecchia! Ohimè, madre mia, ritornatemi come era prima; ritornatemi per lo amore d’Iddio, perciò che io non vidi mai cosa più diforme, nè più paventosa di questa. Deh! removetemi, vi prego, da questa miseria, nella quale inviluppato mi veggio. Deh! più non tardate, dolce madre mia, porgetemi soccorso, che agevolmente porgere me lo potete. La vecchiarella astuta taceva, fingendo tuttavia di non essersi aveduta del