Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/309

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disparve. E che di lei n’avenisse, mai non si seppe novella alcuna. Ma giudico io che si disfantasse, come nelle fantasme sempre avenir suole.

La favola di Alteria, essendo già venuta a fine, molto piacque a tutti: nè si potevano dalle risa astenere, e massimamente quando pensavano che la poavola dolcemente cacava, e con i denti le natiche e con le mani gli sonagli del Re strettamente teneva. Ma poscia che cessarono le risa, la Signora ad Alteria impose che con l’enimma l’ordine seguisse. Ed ella lietamente così incominciò.

Per lunghezza una spanna ed un sommesso,
     E parimente alla grandezza grosso,
Sta un sempre ardito, e si vagheggia spesso,
     E volentieri all’uom si getta addosso.
Molt’è da veder vago per se stesso,
     E porta brache e scapuzzetto rosso;
Con duo sonagli che gli pende a basso,
     A cui gli piace, dà diletto e spasso.


Finito il leggiadro e forte enimma, la Signora, che aveva già cangiato le risa in sdegno e mostravasi adirata, fece una riprensione ad Alteria: dicendo che qua non era luogo da raccontare tra onestissime donne parole sozze e che un’altra fiata la si riguardasse.

Ma Alteria, arrossita alquanto, si levò da sedere: e voltato il caro viso verso la Signora, disse: Signora mia, l’enimma per me proposto non è disonesto sì come voi lo riputate; e di ciò renderà vera testimonianza questa nostra piacevole compagnia, quando ella avrà intesa l’oggetto. Imperciocchè il nostro enimma altro non dinota, se non il falcone, che è uccello gentile ed ardito, e viene volentieri al falconiere. Egli porta le sue brachette, e gli sonagli a’ piedi; ed a chiunque si diletta d’uccellare, dona piacere e solazzo. Udita la vera dichiarazione dell’arguto enimma per lo adietro disonesto riputato, tutti ad una voce lo com-