Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/37

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e cortese, quanto mai alcun’altra donna trovar si potesse. La quarta fu Alteria dalle bionde treccie, la quale con fede e donnesca pietà di continovo alli servigi della Signora dimorava. La quinta fu Lauretta, vaga di aspetto, ma sdignosetta alquanto; il cui caro ed amoroso sguardo incatenava ciascuno che fiso la mirava. La sesta fu Eritrea, la quale, quantunque picciola fusse, non però si teneva alle altre di bellezza e di grazia inferiore; per ciò che in lei erano duo occhi scintillanti e lucidi più che ’l sole, la bocca piccola e ’l petto poco rilevato, nè cosa alcuna in lei si trovava che di somma laude degna non fusse. La settima fu Cateruzza per cognome Brunetta chiamata; la quale tutta leggiadra, tutta amorosa con le dolci ed affettuose sue parole non pur gli uomini nelle amorose panie invescava, ma il sommo Giove avrebbe potuto far giù discendere da l’alto cielo. L’ottava fu Arianna, giovane di età, di faccia venerabile, di aspetto grave e di eloquenza ornata; le cui divine virtù accompagnate da infinite lodi, come stelle in cielo sparte, rilucono. La nona fu Isabella molto ingeniosa; la quale con le sue argute e vive proposte tutti e circostanti ammirativi rendeva. L’ultima fu Fiordiana, prudente e d’alti pensieri adornata, le cui egregie e virtuose opere avanzano tutte quelle ch’in ogn’altra donna si vedessero giamai. Queste adunque dieci vaghe damigelle tutte insieme, e ciascheduna da per se, servivano alla generosa Lucrezia sua Signora. La quale insieme con esso loro elesse due altre matrone di venerando aspetto, di sangue nobile, di età matura e pregiate molto, acciò che con suoi sani consigli, l’una alla destra, l’altra alla sinistra, sempre le fusse. L’una de quai era la signora Chiara, moglie di Girolamo Guidiccione, gentiluomo ferrarese, l’altra la signora Veronica, fu già consorte di Santo Orbat, antico