Pagina:Straparola - Le piacevoli notti I.djvu/51

Da Wikisource.

— 19 —

i figliuoli ad esser ubidienti a i loro vecchi padri. Udita che ebbe il popolo la causa della condannazione di Salardo, non vi fu veruno che dirottamente non piangesse la sciagura del sventurato giovane, e che non desiderasse la sua liberazione. Mentre che le sopradette cose si facevano, Fransoe se ne era andato al palagio, al Marchese tai parole dicendo: Illustrissimo signor, se mai favilla di pietà fu accesa nel petto di giusto signore, rendomi certo quella raddoppiarsi in voi, se con la solita clemenza considerarete la innocenza dell’amico, all’estremo di morte già condotto per errore non conosciuto. Qual causa, Signor mio, vi indusse a sentenziare a morte Salardo che tanto cordialmente voi amavate? Egli non vi ha mai offeso, nè pur pensato di offendervi. Ma se voi, benignissimo Signore, commetterete il fedelissimo amico vostro esser qui alla presenza vostra condotto innanzi che egli moia, farovvi apertamente conoscere la innocenza sua. Il Marchese con gli occhi per ira affocati, senza altra risposta all’amico Fransoe rendere, volevalo al tutto da sè scacciare; quando egli, gittatosi a terra ed abbracciateli le ginocchia, tuttavia piangendo, cominciò gridare: Mercè, Signor giusto, mercè, Signor benigno! non moia, pregoti, per tua cagione lo innocente Salardo. Cessi la perturbazione tua, ed io manifesterotti l’innocenza sua. Cessa per un’ora, Signore, per amore della conservata sempre da’ tuoi vecchi e da te giustizia! Non sia detto di te, Signore, che sì strabocchevolmente senza causa facci morire i tuoi amici. Il Marchese, tutto sdegnoso centra Fransoe, disse: Vedo che tu attendi d’esser compagno di Salardo; e, se poco più accendi il fuoco de mia ira, a mano a mano te li metterò appresso. Disse Fransoe: Signore, io sono contento che la lunga mia servitù abbia questo ricompenso