ella teneva, trovò il coltellino tutto bruttato di sangue. Il Re, d’ira e di furore acceso, veduto lo apertissimo argomento, contro la Reina si volse, e dissele: Ahi malvagia e dispietata femina, nemica delle propie carni! Ahi traditrice de’ propi figliuoli! Come hai tu potuto mai sofferire di bruttar le mani ne l’innocentissimo sangue di questi bambini? Io giuro a Dio che ne patirai la penitenza di tanta sceleraggine commessa. E quantunque il Re fusse infiammato di sdegno e desideroso allora di vendicarsi con vituperosa e disonesta morte, nientedimeno, acciò che ella sentisse maggiore e più lungo tormento, gli entrò un nuovo pensiero ne l’animo; e comandò che la Reina fusse spogliata e, così ignuda, sino alla gola in terra sepolta, e con buoni e delicati cibi nodrita, acciò che, così lungamente vivendo, i vermi le carni sue divorassino, ed ella maggiore e più lungo supplicio ne sentisse. La Reina, che per l’addietro molte altre cose aveva miseramente sostenute, conoscendo l’innocenza sua, con paziente animo la grandezza del supplicio sofferse. L’astrologo, intendendo la Reina, come colpevole, esser condannata a crudelissimi tormenti, molto si rallegrò, e, presa licenza dal Re, assai contento d’Inghilterra si partì; e, giunto colatamente al suo palagio, raccontò alla balia della figliuola tutto ciò che gli era avenuto, e come il Re a grave supplicio aveala condannata. Il che intendendo, la balia dimostrò fuori segni di letizia, ma dentro fuor di modo si ramaricava; e, mossa a pietà della tormentata figliuola e vinta dal tenero amore che le portava, di Salerno una mattina per tempo se partì, e tanto dì e notte sola cavalcò, ch’al regno d’Inghilterra aggiunse. Laonde salita su per le scale del palagio, trovò il Re che in una spaziosa sala udienza prestava; e, inginocchiatasi a’ piedi del Re, li addimandò una secreta audienza di cose che