Pagina:Straparola - Le piacevoli notti II.djvu/215

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Aggiunta la nobil compagnia al bel castello, addimandò i guardiani di cui era; e tutti animosamente risposero: Di Messer Costantino Fortunato. Ed entrati dentro, onorevolmente alloggiarono. Era di quel luogo castellano il signor Valentino, valoroso soldato, il quale poco avanti era uscito dal castello, per condurre a casa la moglie che novamente aveva presa; e per sua sciagura prima che aggiungesse al luogo della diletta moglie, gli sopraggiunse per la strada un subito e miserabile accidente, per lo quale immantinenti se ne morì. E Costantino Fortunato del castello rimase signore. Non passò gran spazio di tempo, che Morando, re di Boemia, morì; ed il popolo gridò per suo re Costantino Fortunato per esser marito di Elisetta figliuola del morto Re, a cui per successione aspettava il reame. Ed a questo modo Costantino, di povero e mendico, signore e Re rimase; e con la sua Elisetta gran tempo visse, lasciando di lei figliuoli successori nel regno.

Grata fu a gli ascoltanti la favola da Fiordiana raccontata; ma acciò che il tempo vanamente non passasse, la Signora le comandò che ’l suo enimma proponesse. Ed ella allegra e contenta in questo modo disse:

Dentro un giardin di vaghi fiori adorno,
     Corre un fior rosso e una bianca rosa.
Nè si stancano mai notte nè giorno;
     E splende e luce sopra a ogn’altra cosa.
Dodeci rami cinge d’ogni intorno
     Una gran quercia, che nel mezzo posa;
E d’ogni ramo grande e grosso c’ha,
     Quattro sol, e non più, ghiande ci dà.

Non fu veruno che sapesse interpretare l’oscurissimo enimma; e ancor che uno dicesse una cosa e quell’altro un’altra, nondimeno la lor dichiarazione era