Pagina:Straparola - Le piacevoli notti II.djvu/250

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cutori, i quali, volendo arricchire i ricchi, hanno impoverito i poveri: sì come nel discorso del mio ragionare intenderete.

Dicovi adunque che in Pesaro, città della Romagna, trovavasi un cittadino molto onorato e danaroso, ma tenace nel spendere; e constituito nell’ultimo termine della sua vita, fece il testamento ed ultima sua voluntà; per la quale instituendo i suoi figlioli, che molti ve n’aveva, eredi universali, gli impose che pagassero molti suoi legati e fideicommessi. E così morto e sepolto e pianto secondo il costume della patria, si raunarono insieme, e consigliaronsi quello si avesse fare dei legati che lasciò il padre per l’anima sua, i quali erano assai ed eccessivi; conciò sia cosa che, se mandar gli dovessero ad esecuzione, certa cosa è che inghiottivano quasi tutta l’eredità. Laonde quella sarebbe loro istata più tosto di danno, che di giovamento alcuno. Consideratosi adunque il tutto, rizzossi il minore di essi frategli, e disse queste parole: Sappiate, fratelli miei, che gli è più vero, se gli è lecito a dire che la verità, che se l’anima del padre nostro è sepolta e condannata nel profondo dell’abisso, vana cosa è pagar i legati pel riposo di lei; imperocchè non è redenzione alcuna nell’inferno, anzi a quelli che vi entrano, non è speranza di uscirne giamai. Ma se gli è ne’ floridi campi elisii, dove è perpetuo ed eterno riposo, non ha ella bisogno de legati, nè di fideicommessi. Ma se gli è nel cerchio di mezzo, dove limitatamente si purgano e’ peccati, è manifesto che, poi che saranno purgati, si scioglierà e libererassi al tutto, nè alcuna cosa le gioveranno i legati. Per il che, lasciata da canto l’anima del padre alla divina previdenza sottoposta, dividiamo la paterna eredità, e godiamola ancor noi fin che viviamo, sì come l’ha goduta il padre nostro men-