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FAVOLA IX.


Filomena giovanetta, posta nel monasterio, gravemente s’inferma; e visitata da molti medici, finalmente ermofrodita vien ritrovata.


Grandi sono, graziose donne, e’ secreti della natura e innumerabili, nè è uomo al mondo che quelli imaginar potesse. Laonde mi ho pensato di raccontarvi un caso, il quale non è favola, ma intervenuto poco tempo fa nella città di Salerno.

In Salerno, citta onorevole e copiosa di bellissime donne, trovavasi un padre di famiglia della casa di Porti, il quale aveva una sola figliuola, ch’era nel fior della sua bellezza, nè passava il decimosesto anno. Costei, che Filomena si chiamava, era da molti per la sua bellezza molestata, e addimandata in moglie. Il padre, vedendo il pericolo grande della figliuola, e temendo che non le avenisse qualche scorno per esser così stimata, deliberò di porla nel monasterio di San Iorio della città di Salerno, non già che facesse professione, ma che le donne la tenessero fino ch’ella si maritasse. A costei, essendo nel monasterio, sopravenne una violente febbre, la qual era curata con ogni sollecitudine e diligenza. Andorono al principio alla cura di lei alcuni erbolai, che con gran giuramenti promettevano in breve tempo farle ricuperare la pristina sanità, ma nulla facevano. Il padre le mandò medici pratichi e eccellenti, e alcune vecchie che promettevano darle rimedii presentanei, che subito guarirebbe. A questa bella e graziosa giovane s’era grandemente enfiato il pettignone, il quale era venuto a guisa di una