Pagina:Straparola - Le piacevoli notti II.djvu/286

Da Wikisource.

— 274 —

chè di poi la vidi con gli occhi miei vestita da uomo con l’uno e l’altro sesso.

La Signora, vedendo la favola del Molino esser giunta ad un ridicoloso termine, e conoscendo che ’l tempo velocemente correva, disse ch’il dovesse con l’enimma l’ordine seguire. Ed egli, senza tener la compagnia a bada, così disse.

Son figlio senza padre, a madre figlio,
     E spesso a lei contra mia veglia torno.
Con il mio forte e saporito artiglio
     Altri compiaccio, ed altri inganno e scorno.
E perciò che non vuò di alcun consiglio,
     Opro così la notte come il giorno.
Figli non tengo, e men figliuola alcuna,
     Che consente così la mia fortuna.

Non sapeva imaginarsi alcun che significar volesse l’enimma dal Molino recitato. Ma Cateruzza, a cui secondo l’ordine il dir toccava, disse: Altro non significa, signor Antonio, il vostro oscuro enimma, se non il sale; il qual non ha padre, e la sua madre è l’acqua, alla qual spesso il figliuol ritorna. Egli col suo sapore piace e dispiace.


FAVOLA X.


Cesare Napolitano, lungamente stato in studio a Bologna, prende il grado del dottorato; e venuto a casa, infilza le sentenzie per saper meglio giudicare.


Tre cose, leggiadre donne, distruggono il mondo e mandano ogni cosa sottosopra: la pecunia, il dispetto e rispetto. Il che agevolmente potrete intendere, se alla mia favola benigna audienza prestarete.