Pagina:Straparola - Le piacevoli notti II.djvu/35

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moverla da questo errore. Laonde, presa un giorno l’opportunità del tempo, si pose con la madre a sedere; e tai parole amorevolmente le disse: Madre mia diletta e onoranda, non senza grandissimo dolore e affanno mi son posto quivi con esso voi a sedere, e rendomi certo che voi non arrete a sdegno intender quello che nel petto fina ora tenni nascoso. Io vi ho per lo adietro conosciuta savia, prudente e accorta; ma ora imprudentissima vi conosco, e vorrei, sallo Iddio! esser tanto da lungi, quanto io vi sono da presso. Voi, per quanto io posso comprendere, tenete pessima vita, la quale oscura la fama vostra e il buon nome del quondam padre mio e marito vostro. E se non volete aver risguardo all’onor vostro, almeno abbiate rispetto a me, che vi sono unico figliuolo, in cui sperar potete che sarà vero e fido sostentacolo della vecchiezza vostra. La madre, udite le parole del figliuolo, se ne rise, e fece a modo suo. Panfilio, vedendo che la madre faceva poco conto delle amorevoli sue parole, deliberò di non dirle più cosa alcuna, ma lasciarla far ciò che l’aggradiva. Non varcorono molti giorni, che Panfilio per sua sciagura prese tanta rogna, che pareva leproso; e perchè era il freddo grande, non poteva remediarle. Stavasi il buon Panfilio la sera presso il fuoco, e di continovo grattavasi la rogna; e quanto più egli participava del calor del fuoco, tanto più s’accendeva il sangue e cresceva la smania. Stando una tra l’altre sere Panfilio al fuoco, e con somma dolcezza grattandosi la rogna, venne uno amante della madre, ed in presenzia del figliuolo stette gran pezza con esso lei in amorosi ragionamenti. Il meschinello, oltra la noia della infetta scabbia che fieramente lo premeva, di veder la madre con lui molto s’attristava. Partitosi l’amante, Panfilio, grat-