Pagina:Straparola - Le piacevoli notti II.djvu/94

Da Wikisource.

— 82 —

disse: O bella cosa di uomo! Voi avete lasciato tutta notte l’uscio aperto, lasciando licenziosamente venir gli uomini in casa, senza fargli resistenza alcuna. Il sarebbe da darvi da bere con una scarpa rotta. Il poltronzone di Sennuccio, levatosi allora in piedi, in vece di risposta, disse: Va, chiudi l’uscio, pazzarella che tu sii; or ti ho pur io aggiunta! Tu credevi farmi chiuderlo, e tu sei rimasta ingannata. In questo modo si castigano l’ostinate! Bedovina, che si vedeva aver perduto il pegno col marito, e parimente avuta la bona sera, tosto chiuse l’uscio; e col cornuto marito se n’andò a riposare. Venuto il giorno del termine, tutta tre s’appresentarono dinanzi a Gavardo; il quale, intese le sopradette loro prodezze, e considerate le loro ragioni, non volse far giudicio, pensando che sotto la cappa del cielo non si troverebbono tre altri poltronazzi che fussero simili a loro. E, presa la gemma, la gettò in terra; dicendo: chi la prendesse, fusse sua.

Finita la piacevole favola, fu grandissima contenzione tra gli audienti. Alcuni dicevano Gordino meritar la gemma; altri Fentuzzo, e altri Sennuccio: e allegavano fortissime ragioni. Ma la Signora, che vedeva scorrere il tempo, volse che ad altro tempo la sentenzia si riservasse, e comandò che ogniuno tacesse ed Eritrea con l’enimma l’ordine seguisse; la quale tutta festevole e ridente così disse.

Ne l’onde salse in questa nostra parte,
     Sopra d’un pal l’augel di vista adorno
Tutto ’l dì posa; ed indi mai si parte,
     Mirando e pesci che nuotano il giorno.
E veggendone un buono, sta in disparte,
     Meglio aspettando e riguardando intorno.
Giunge dopo la sera, — o bella pruova! —
     Di vermi mangia, che nel fango trova.