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PARTE PRIMA 91

perocchè per noi, che abbiamo assaggiato i frutti ch’essa produsse, è ormai evidente che meglio sarebbe stato l’incorrere nei più sanguinosi ravvolgimenti, e immergerci in tutti gli orrori della guerra civile, anzichè aprir l’ádito nelle nostre città a un solo dei soldati austriaci.

Quanto stupore dovette allora occupare gli animi degl’Italiani sedicenti puri, che teneano in Milano la somma delle cose unitamente con gli Austriaci mitigati e gli Austriaci puri, quando furono edotti della convenzione conchiusa tra il vicerè e il maresciallo Bellegarde, nella quale niun cenno faceasi di loro e dei fatti loro, e in conseguenza della quale le truppe austriache marciavano alla vôlta della capitale! Checchè ne sia, niun d’essi parve sgomentato; e quanto a me, son disposto a credere che attribuirono la mossa delle truppe austriache, non già alla convenzione conchiusa col principe Eugenio, ma alla segreta missione dei conti Luigi Porro e Giovanni Serbelloni, partitisi da Milano alla sera del 20 alla vôlta del quartiere generale austriaco. A tal modo gli animi traviati trovano pur troppo frequentemente degl’ingegnosi compensi per prolungare la durata delle grate loro illusioni! Altronde, quando pure alcuni di coloro che reggevano allora in Milano, non avessero data alla gita dei conti Porro e Serbelloni maggior importanza di quella ch’essa avea, l’appressarsi dei reggimenti austriaci poteva essere da loro spiegato favorevolmente e conformemente ai sogni degl’Italiani. La deputazione dei collegi elettorali era partita per a Parigi, e non alla vôlta del quartiere generale austriaco. Qual meraviglia se il maresciallo Bellegarde conducea le sue truppe verso la città che, sollevatasi contro il nemico