Pagina:Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni.djvu/153

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PARTE SECONDA 141

territorio aveano dato luogo ai nomi disusati del precedente secolo.

Ma non istavano già in questo i guai della Lombardia. Perdendo repentinamente tutti i beni acquistati duranti i moti rivoluzionari, e ridotta all’andazzo antico delle istituzioni meramente monarchiche e dei pregiudizi di cui siffatte istituzioni sono, al postutto, l’espressione, la Lombardia avea perduto altresì ogni reliquia d’independenza, ogni segno d’una propria esistenza. Portava essa, invero, il titolo di regno Lombardo-Veneto; ma le sue soldatesche, mandate in Austria, erano vestite di bianca assisa; il vessillo giallo-nero sventolava su tutti gli edifizi; l’aquila bicipite campeggiava nel suo stemma. E per toccare d’altri più rilevanti riguardi, ad onta dell’incontrastabile pro della novella spartizione del territorio e del novello ordinamento comunale, tutte le attribuzioni dei maestrati di comune, di distretto, di provincia ed anche di capoluogo si ristrignevano nel presentare a Vienna i divisi dei quali utile o necessaria stimavano l’effettuazione. Il dritto austriaco tornava ad essere il dritto lombardo-veneto; i tribunali di prima e di seconda instanza erano, per vero dire, indipendenti dai tribunali dell’istesso ordine sedenti in Vienna; ma il tribunale supremo di revisione, stanziato in Verona, non era altro che un brano del tribunale supremo di giustizia sedente in Vienna. Tutte le nomine da Vienna procedevano, e tutto, nel modo di amministrazione cui era stata assoggettata la Lombardia, attestava la condizione secondaria e dipendente cui essa trovavasi condotta. Dovrassi far avvertire che i princìpi in onore presso gli Austriaci erano in ogni modo ripugnanti col