Pagina:Studi intorno alla storia della Lombardia negli ultimi trent'anni.djvu/159

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PARTE SECONDA 147

pagno gli pigliasse la misura precisa del collo, perocchè fra poco dovrebbe impiccarlo, ed in certa guisa per cui richiedeasi un laccio bene accomodato. Quell’ignobil sceda dell’uffiziale di polizia e del boia non ebbe l’esito sperato. Porgendo il collo alla disamina del carnefice, il Confortinati dicea probabilmente tra sè e sè (e questa volta con ragione), che la cosa non avrebbe seguito, e che non gli toccherebbe altro a subire che quella pruova. Non isbigottì di soverchio, e nulla aggiunse ai precedenti suoi costituti; e sì che la sua prigionia durò assai tempo. Erasi il carbonarismo larghissimamente diffuso in tutta Italia; ma i governi che contro questa società s’indracavano, non impugnavano altro con ciò che l’espressione di un fatto incontrastabile, quale si era la profonda malacontentezza eccitata in tutta quanta l’Italia dai portamenti de’ suoi principi. In Lombardia, in particolare, era tempo che l’antica fazione dei sedicenti italici puri riconoscesse i falli che avea commessi nel 1814, e, maledicendo alla fede posta nell’Austria, sagrificasse ogni cosa per ammendare il suo torto. Quasi tutta l’aristocrazia milanese, e quella in ispezieltà che più efficacemente avea contribuito ad abbattere il regno d’Italia, congiurava contro l’Austria. Il conte Confalonieri col facile ed infiammato suo dire instigava contro quella potenza gli animi ancora tiepidi, e l’odio già mostrato da lui contro la Francia toglieva all’attuale sua indegnazione contro l’Austria ogni colore di parzialità o fazioso. Il conte Porro, il giovine marchese Pallavicini, e Bossi e Ciani e molt’altri, sia dei nobili che del medio ceto, mossi da un comune desiderio d’independenza, si riunivano per indettarsi intorno ai mezzi da