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PARTE SECONDA 173

ribondo. Fecesi però una picciola vendetta sopra il sacerdote istesso, mandando in cerca di lui per modo da indurlo a credere ch’ei fosse chiamato in prigione per rimanervi.

Gli interrogatorii aveano luogo tra l’accusato e il giudice istruttore Salvotti, in presenza d’un cancelliere, il quale scrivea le domande e le risposte. Componea poscia il Salvotti un epilogo di tutti questi interrogatorii, di cui lasciava copia, dopo terminati i costituti, all’inquisito, esortandolo ad apparecchiare pel giorno seguente la risposta, cui davasi il nome di difesa; perocchè in siffatti processi l’accusato non può nè affidare la propria difesa ad un avvocato, nè tampoco giovarsi della dottrina e dei consigli altrui. Il captivo trovavasi adunque improvvisamente e pel breve spazio di ventiquattro ore, costretto a prendere in disamina la voluminosa raccolta delle interrogazioni ch’erangli state fatte, e delle risposte da lui datevi mesi e mesi prima, ed a difendersi. Uno di quegl’inquisiti, fra altri, stette diciotto mesi in carcere, nel quale tempo fu interrogato due sole volte, la prima, subito dopo la cattura, entrante la primavera del 1822, per non altro uopo, che per constatare l’identità della persona; la seconda alla fine dell’anno 1822; dopo del che non vide più i suoi giudici se non nel mese di ottobre dell’anno seguente, in cui fu riposto in libertà. Un captivo può egli assicurarsi dell’esattezza od inesattezza di costituti avvenuti da sì remoto tempo, quando inoltre essi sieno, come furono quelli per esempio del Confalonieri, in tanto numero da giugner quasi ai cento? Se l’inquisito tentava di ridursi le cose a memoria, se pigliava a rettificare i fatti