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20 | PARTE PRIMA |
di lui, della quale mi toccherà parlare in appresso. Basti qui avvertire che l’accordo fatto tra Murat e Pino non rimase a lungo occulto al generale Zucchi, che ne venne in cognizione per una lettera del re di Napoli al Pino, cadutagli nelle mani, dalla quale evidentemente appariva il tradimento di quest’ultimo.
L’involontario ribrezzo che ogni uomo onorato prova a bella prima contro una delazione qualsiasi, un sentimento forse di amicizia per un antico commilitone, la vergogna fors’anche di svelare il tradimento di un concittadino, congiunti probabilmente ad altri motivi ch’io ignoro, trattennero il generale Zucchi dal recare al vicerè la lettera venutagli in mano. Correva allora la metà di febbraio, e il principe Eugenio, aggiugnendo alla passata una nuova imprudenza, lasciava intanto il generale Pino senza ufficio e bisogna in Milano, dicendo aspettare buona occasione per valersi del senno di quel generale. Il carteggio di quell’anno tra il vicerè e il Pino, ben mostra da quale insaziabile cupidigia fosse roso quest’ultimo; perocchè, sebbene avesse un salario di 145,000 franchi all’anno, non cessava perciò dal chiedere continuamente danaro, e dal lagnarsi della misera condizione in cui diceva essere. Nel vicerè poi si scorge da quel carteggio una dispettosa impazienza delle importunità di quel soldato in alto salito, il quale con un’entrata di 145,000 diceasi povero e tacciava d’ingratitudine altrui. Prudentemente avrebbe allora adoperato il vicerè, se avesse dissimulato il disprezzo che in lui eccitavano le instanze del generale; ma conviene tuttavia confessare non esservi cosa più atta a stomacare un cuore retto ed onesto, che il