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PARTE PRIMA 77

doveva essere la sua. Le grida Viva il re Pino! mandate da una parte della plebaglia il 20 aprile, non erano state proferite a caso, e il generale Pino, che aveale probabilissimamente suggerite, erasene tuttavia ringalluzzito e insuperbito; accadendo a lui ciò che accade non di rado all’autore d’una novella composizione dramatica, di sentirsi, cioè, commosso fino alle lagrime dai plausi pagati colla propria moneta. Gli è certo, almeno, che il generale Pino passò la notte del 20 venendo al 21 d’aprile nella speranza e nell’ansiosa espettazione del più glorioso degli avvenimenti. Un tale, degnissimo di fede, essendosi in quella notte recato da lui per essere edotto dei provvedimenti fatti onde assicurare la pubblica tranquillità, trovollo assiso dinanzi allo specchio, col capo tra le mani del parrucchiere, che gli pettinava, arricciava e impolverava la chioma. Ei s’aspettava probabilmente di essere chiamato dal popolo, nè volea presentarglisi in un disordine naturalmente poco imponente. La quale coniettura mi sembra avvalorata dalle parole che il generale Pino disse con lieto piglio, e fregandosi le mani, a colui che veniva così per tempo a visitarlo. Che avverrà mai ora? E chi sa? soggiunse dopo un breve silenzio. Chi era egli, al postutto, il primo re? Un soldato fortunato, e null’altro. Ecco a qual punto trovavasi, il 20 d’aprile, la fazione de’ Muratisti.

Mi si conceda qui di ripetere, dopo tant’altre, una considerazione triviale. Egli è più difficile assunto l’attutare l’ira popolare, che non l’eccitarla. Tutti coloro che col massimo sforzo aveano preparati i fatti del 20 d’aprile, erano paghi ormai dell’accaduto, e volevano subitamente sostare sulla sdrucciolevole china delle ri-