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(1) I Tornaquinci furono tra le più potenti famiglie Ghibelline del Sesto di S. Brancazio. I Tornabuoni si separarono da loro nel 1393: i Popoleschi si separarono e si fecero di popolo nel 1364 e 1370; i Giachinotti nel 1479.

(2) Ebbero parecchie ville e molti terreni nella località che si dice il Chiasso Macerelli sotto Careggi e furono patroni della Pieve di S. Stefano in Pane. Molti possessi ebbero a Nuovoli, a Brozzi, presso Sesto e a Prato.

(3) Via Larga dei Legnajoli andava dalla Piazzola de’ Tornaquinci a Piazza di S. Trinità e nel XV secolo era la strada più ampia di Firenze. Oggi è detta Via dei Tornabuoni.

(4) Questo Francesco Tornabuoni fece a sue spese dipingere da Domenico Ghirlandaio il coro di S. Maria Novella. Era sua sorella Madonna Lucrezia moglie di Piero di Cosimo de’ Medici donna illustre per domestiche virtù, per grande eloquenza e per essere valentissima poetessa, tanto che a que’ tempi fu detta Lucrezia plusquam perfecta.

(5) Vedi la decima del Lion Bianco anno 1469... «le quali case ha tutte rigettate per terra e fattane una casa di nuovo Giovanni ecc...». Fu architetto della nuova fabbrica Michelozzo Michelozzi.

(6) Oggi palazzetto dei conti De Larderel.

(7) Ebbero origine da un Ser Tino di Ser Vermiglio originario di Castel Fiorentino. Stavano già nel popolo di S. Piero Scheraggio. Si estinsero nel 1625.

(8) Giulio De Nobili che aveva acquistato il palazzetto dei Sertini, fu esentato dal demolire lo sporto «perchè detto sporto è bello e di pietra e posto in luogo che a persona alcuna non da noja nè occupa dirittura di strada» Ciò si legge in una filza di suppliche indirizzate ai Capitani di Parte, in data 11 agosto 1577. Però non sembra che successivamente riuscisse ai proprietari di sottrarsi alla legge che ordinava la demolizione di tutti gli sporti delle case.

(9) Si dice che di loro fosse S. Verdiana protettrice di Castel Fiorentino.

(10) Presso questa volta fu una casa dei Pollini che stavano in Piazza S. Maria Novella. Essi discendevano da Cione fondatore dello spedale della Scala ed erano padroni del Castello di Monte Cascioli presso la Pieve a Settimo.