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contadini o da altra gente che non godesse la cittadinanza fiorentina, cominciarono nel 1504; e per l’avanti vi era il Catasto del 1427; e precedentemente la Libra o Lira i cui registri cominciano col 1350.

I lavoratori dei poderi pagavano anch’essi una decima tassa annua, che chiamavano decimino, e consisteva nella settima parte della decima dei loro padroni.

Le Decime ecclesiastiche cominciarono a pagarsi l’anno 1516, in ordine alla Bolla di Leone X, sopra i beni di cui i Religiosi da quel giorno divenivano possessori. Ciascun luogo pio era gravato di una tassa annua secondo l’entrata, che si pagava tutta in una volta entro il 15 Luglio, in ragione da prima di f. 112/3 per cento e quindi di f. 101/2.

Chi non eseguiva il pagamento dentro quel termine, pagava un soldo per lira di pena ed una crazia per la ricevuta.

II Catasto dei Religiosi era stato formato nel 1495 impostando le chiese, conventi e monasteri, capitoli, congreghe, cappelle, compagnie, spedali etc. con i beni che a quel giorno possedevano, colla indicazione della rendita, senza però che venissero colpite da tassa a favore dello Stato.

Dal 1516 in poi, dovendo per i beni che acquistavano pagare la Decima e non avendo personalità giuridica, venivano impostati col nome dell’ultimo possessore dei beni, con questa dichiarazione: «Beni che furno di N.N. Possiede Chiesa, Convento ecc.».

Quando un cittadino acquistava un effetto, era obbligato entro due mesi sotto, pena di una multa, di far cancellare la posta del venditore dal Libro della Decima e farla iscrivere in proprio conto. Così per i Religiosi e per i contadini.

Nei libri chiamati «Aumento» o «Agumento» venivano iscritti i beni omessi nelle Decime o le correzioni