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bassa a sinistra, una siringa; nella manca tiene due lance: a destra ΠΑΝΔΟΣΙΝ; a sinistra, ΝΙΚΟ. (Tav. III, n. 14).
Arg. 12 millim.
Museo Britannico.
Il prezioso didramma di questa serie fu già del principe di S. Giorgio. Il disegno è cavato da un’impronta che ne presi per cortesia del direttore Fiorelli, e si è pure tenuto conto dell’incisione che questi ne pubblicava nel frontespizio dei suoi Annali di Numismatica (vol. I, pag. 5). Con l’ajuto dell’impronta si è corretta la forma del N graffito; ilquale se non è opera di un ozioso qualunque, deve al certo riferirsi a danaro che qualcuno potè consacrare a una divinità (come è manifesto nel celebre didramma di Crotone con la leggenda graffita: sacro ad Apolline (ΙΑRΟΝΤΟΑΟ)1 o piuttosto a danaro ricevuto in premio di alcuna vittoria.
Delle iscrizioni del secondo esemplare descritto (Tav. III, n. 12) è da riferire la traduzione del Duca di Luynes, Moi, Pandosia, je remporte la victoire2. Nella quale, poco opportunamente, sono riunite in un senso le due parole dell’epigrafe; mentre ΝΙΚΟ è senza dubbio il principio del nome di un magistrato, come l’ha detto il Millingen3 o di quello di un artista, siccome, considerando la bellezza di questi conj disse giustamente il Fiorelli4; quantunque il Sallet non abbia ricordato questa epigrafe nel suo recente scritto sui nomi di artisti nelle monete greche5.