Pagina:Sull'opportunità delle strade ferrate nello Stato Pontificio.djvu/17

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geremo volentieri l’altro, se i luoghi di fermata dei viaggiatori coi mezzi ordinari risentano pregiudizio.

Su questo argomento sarà opportuno rammentare, che la questione è tutt’altro che nuova, perchè più volte si accese, in specie quando s’istituirono le stazioni postali, ed ancor più vivamente nell’adozione delle diligenze, e siamo tutti testimoni delle gravi difficoltà che si opposero a queste, come altrove, anche in Roma, sebbene con più ragione di quelle che potessero incontrarsi sulle strade ferrate, perchè le poste e le diligenze piegandosi verso i luoghi di destinazione, non richiamano il bisogno di tanti mezzi secondari, come vedremo occorrere per valersi della strade ferrate. Erette però e le poste e le diligenze, l’esperienza ha dimostrato che ben lungi dal venirne diminuzione di lucro nei vetturini, e negli altri mezzi di trasporto, hanno essi invece aumentato. E se tanto avvenne nelle enunciate circostanze, di meglio può attendersi dalle strade ferrate, che per loro stesse richiedono molti individui occupati, quali nel mantenimento delle macchine, quali nella sorveglianza della linea stradale, quali nel servigio dei convogli; in guisa che non sarebbe forse azzardato il pronunciare, che i soli addetti semplicemente alle strade riuniti equivalgano a tutti i vetturini, postiglioni e locandieri che si temono danneggiati.

A questo s’aggiunga l’immenso moto e degli uomini e delle merci; e per i motivi che svilupperemo in appresso, si vedrà quale immenso vantaggio in vece ne deriva a tutte le classi di persone soprenunciate. E che l’aumento del moto sia la conseguenza della facilità dei mezzi è incontrastabile, semprechè la questione si esamini coi suoi veri e giusti principii. I bisogni ed i rapporti, siano di necessità, siano di volontà, sono infiniti,