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SULLA FORMAZIONE TERZIARIA NELLA ZONA SOLFIFERA DELLA SICILIA 67

trasformato in pirite. La ragione di questa trasformazione dell’ossido di ferro in solfuro è evidente. La riduzione del solfato di calce per mezzo delle sostanze organiche dà luogo a monosolfuro di calcio, il quale si scompone al suo stato nascente con formazione di acido solfidrico e di carbonato di calce se la riduzione ha luogo in presenza dell’acqua. L’acido solfidrico passa in soluzione e trasforma in solfuro l’ossido di ferro col quale viene in contatto. Se la riduzione non ha luogo in presenza dell’acqua, il monosolfuro può passare più tardi in soluzione e, venendo in contatto col ferro, si scompone cedendogli il suo zolfo e trasformandolo in pirite.

È probabile che i depositi di marcassite che si trovano nel terreno triassico, abbiano la stessa origine, essendovi una grande analogia tra la formazione del Trias e quella del miocene inferiore (eocene superiore). Nella Memoria si legge: «I depositi di solfuro di ferro possono provenire dalla solfurazione di depositi marini di ossido o di cloruro di ferro associati a solfato di calce ed a materie organiche.» Questa frase deve essere in parte dilucidata, in parte corretta. Il carbonato di ferro non è direttamente un deposito di natura marina: se si incontra in un deposito marino, come in Sicilia, è il prodotto della trasformazione del perossido di ferro in carbonato per mezzo delle sostanze organiche. Nella citata espressione avrebbero poi dovute essere tralasciate le parole cloruro di ferro, non potendo questo provenire dall’evaporazione delle acque del mare.

Nelle arenarie ferruginose che si incontrano alla base del miocene inferiore il ferro è spesso allo stato di marcassite. Un bellissimo esempio di queste arenarie ferruginose contenenti pirite di ferro, si ha in un cocuzzolo che sporge fra le marne a breve distanza della sponda sinistra del fiume Imera, oltrepassata la solfara di Fiume di Riesi e discendendo lungo il fiume suddetto. Presso questo cocuzzolo l’ingegnere Moris trovò nelle marne grani di calcopirite e di carbonato di rame.

In contatto colle arenarie e con esse legato trovasi quivi il calcare concrezionato del miocene inferiore. Essendo quindi queste rocce comprese nelle argille associate a solfato di calce in quantità considerevolissima ed a sostanze organiche, le acque, che filtrano a traverso le arenarie ed il calcare, rocce tutte permeabili, debbono contenere in soluzione acido solfidrico ed il ferro deve in conseguenza passare allo stato di pirite.

Il calcare concrezionato e specialmente le arene ed arenarie ferruginose, sono due rocce importantissime nel miocene inferiore e sono sempre in contatto colle argille ferruginose e gessose associate a sostanze organiche. I depositi di scisti bituminosi che si incontrano in Sicilia in questa formazione sono generalmente in contatto col calcare concrezionato sopraccennato. Le sorgenti dell’epoca solfifera dovevano quindi percorcorrere in moltissimi casi queste rocce. Ammessa questa ipotesi ne deriva:

1° Che l’ossido di ferro, il quale si trovava lungo il cammino percorso dalle acque solfuree, dovette passare allo stato di marcassite, e che a questo fenomeno è appunto dovuta la presenza della marcassite in questa formazione;

2° Che la riduzione del solfato di calce, da cui provennero i depositi solfiferi,