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218 | EMILIO SALGARI |
— D’una ventina, fra negri e meticci.
— Tutti fedeli?
— Lo credo, — rispose il giovanotto. — D’altronde sarà loro interesse aiutarci nella difesa, poichè le pelli-rosse non li risparmieranno se riusciranno ad espugnare l’hacienda.
— To’!... — esclamò in quel momento miss Mary, volgendosi vivamente verso la porta. — Chi e quella fanciulla? Una indiana, è vero? Come si trova qui?
— È venuta con noi, miss, — disse John. — Ce l’aveva affidata vostro padre.
Non vi occupate di quella piccola vipera, della quale ci sbarazzeremo appena i suoi compatriotti si mostreranno. —
Minnehaha, che era entrata in quel momento, quasi di soppiatto, lanciò su John uno sguardo scintillante d’odio, poi senza profferir parola andò a rannicchiarsi su una poltrona a dondolo, coprendosi quasi interamente col suo mantello.
— Che strana creatura!... — esclamò Mary.
— Una vera selvaggia, miss: è una sioux e basta.... Signor Devandel, abbiamo parlato abbastanza e non dobbiamo perdere tempo, poichè gl’Indiani non devono essere molto lontani, avendoci data la caccia questa mattina.
Lasciate, prima di tutto, che vi presenti i fratelli Harry e Giorgio Limpton, due scorridori della prateria che daranno non poco da fare alle pelli-rosse coi loro rifles, e che vostro padre vi raccomanda.
Ed ora, alla difesa. Mi pare perfino di udire l’urlo di guerra dei guerrieri di Caldaia Nera.
— Una parola ancora, John, — disse il giovanotto, dopo di aver stesa la mano ai due scorridori. — Ed il bestiame che pascola sulle rive del fiume?
— Lasciatelo perdere, signor Devandel. Capisco che è una bella somma che se ne va, ma la pelle vostra e di vostra sorella vale molto di più. —
In quell’istesso momento si udirono rimbombare al di fuori alcuni colpi di carabina, seguiti dalle grida di:
— All’armi!... All’armi!... —