Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/111

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lampo divenga luce permanente e sia ricostituito anche quando non si vide, perché non illuminato. Insomma il ricordo del sogno non è mai il sogno stesso. È come una polvere che si scioglie.

Insomma il signor Aghios era avviato verso il pianeta Marte, sdraiato su un carrello che si moveva traverso lo spazio come sulle rotaie. Egli vi era sdraiato bocconi e invece di pavimento il carrello aveva delle assi su cui, dolorante, poggiava il suo corpo. Una delle assi passava sul suo petto e rendeva piú pesante la tasca che vi era. Sotto a lui c’era lo spazio infinito e al di sopra anche. La terra non si vedeva piú e Marte non ancora, né si vide mai.

Il signor Aghios si sentiva molto libero, molto piú che in piazza S. Marco e anche troppo. Si guardava d’intorno e non vedeva altro che spazio luminoso. Dove esercitare la sua libertà se non v’era nulla che fosse schiavo? E a chi dire la propria libertà? Per sentirla bisognava pur poter vantarsene. Anche nel sogno il signor Aghios era riflessivo. Pensò: “Io non sono solo, perché c’è la mia libertà con me. La mia sola noia è quella tasca di petto che duole”.

Ma piú che si procedeva nello spazio, piú solo il signor Aghios si sentiva. Giacché andava al pianeta Marte egli pensò, per il sentimento d’onnipotenza che il sognatore sente, ch’egli avrebbe potuto foggiare quel pianeta a sua volontà. Previde quel pianeta. Ebbene, egli lo avrebbe popolato di gente che avrebbe intesa la sua lingua, mentre egli non avrebbe intesa la loro. Cosí egli avrebbe comunicata loro la propria libertà e indipendenza, mentre loro non avrebbero potuto incatenarlo con le proprie storie, che certo non mancavano loro.

Una voce proveniente dalla stazione di partenza già tanto lontana domandò: «Mi vuoi con te?». Doveva essere la moglie. Ma il signor Aghios voleva la libertà; finse di non aver sentito e anzi aderí ancora meglio al suo carrello per celarsi1. Cosí proseguí a grande velocità, che non si percepiva causa

  1. Nel ms. segue: «Avrò dimenticato qualche incarico di mia moglie».