Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/164

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la cameriera con sé. Poi s’allontanò per andare al telefono e, rapidamente decisa, senza consultare nessuno, telegrafò ai figliuoli di ritornare a casa.


IV


Quando rientrò nella stanza piena di spavento, fu dapprima tranquillizzata.

Sentendola venire, nel letto ove egli non trovava pace si rizzò. Sedette ed essa lo vedette nella luce del raggio di sole che oramai quasi rasentava il letto. Trasalí. Aveva la fisonomia mutata. Le palpebre gonfie minacciavano di chiudere l’occhio. Era pallido, la faccia coperta da un lieve sudore. E non sapeva guardarla. Il suo sguardo la cercava e la trovava forse dove non era come se l’istrumento visivo si fosse in lui mutato e non dovesse rivolgersi all’oggetto che voleva vedere. Ma le parole gli fluirono libere dalla bocca. Abbondanti, qua e là errate per errori di cui sembrava non si accorgesse.

Dapprima essa gl’impedí di parlare e corse a lui dicendogli: «Soffri? Il dottore sarà qui fra pochi istanti».

«Non è di lui che abbisogno» disse Roberto chiaramente «perché io non soffro, io non soffro affatto. Soffro solo del ricordo di quanto soffersi poco fa, durante quell’ora infernale.» Essa sapeva che quell’ora infernale era stata composta di pochi minuti. Ma non protestò. Tese l’orecchio. Essa sapeva che ascoltava le ultime parole di un moribondo e interrotte, spezzate, tuttavia furono per lei intelligibili. Egli non parlò che del dolore sofferto. Durante tutta quell’ora egli aveva saputo resistere e parlare come se la sua vita fosse continuata come prima. Non era piú la vita invece. Era una segregazione fra pareti create dal dolore. E il dolore era il trionfo di qualcuno, di qualcuno che gioiva della sua giustizia. Parlò di un suono di campana trionfale che l’accompagnava. E lui sentí che la sua colpa meritava tanto odio. Tutta la sua vita era stata una colpa, una grande lunga colpa di cui ora voleva pentirsi. Fece anche con le labbra un’imitazione ingenua del suono della campana: Din, don, din, don... Bisognava ascoltare