Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/195

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sviluppata dall’ambiente». E Amelia ch’era ritornata al suo Darwin fece, benché dolcemente, il suo primo rimprovero al marito: «Avresti dovuto sapere ch’era tuo obbligo di lottare con la malattia. Avresti dovuto far fare giornalmente ginnastica alla tua parte destra». Per fortuna non pareva che Amelia avesse dovuto avere altri figliuoli. Essa continuava, benché senza speranza, la lotta con la malattia del suo rampollo. La giornata era piena di cure per il marito e per il figliuolo. C’era una stanza del palazzo piena d’istrumenti ortopedici tutti appaiati, uno piccolo e uno grande e Amelia li teneva essa stessa in ordine. Giammai fu intrapresa piú assidua una lotta contro la malattia. Merti, commosso, faceva anche lui le cure con tutta energia perché avendo indovinato il desiderio della moglie, voleva con tutte le sue forze riparare al mal fatto. Si curava. Ingoiava pillole e acque diverse, si applicava impiastri, faceva le ginnastiche piú varie. Per consiglio di un medico andò anche a cavallo ma alla terza lezione cadde malamente ledendosi la gamba sinistra. Fu portato in lettiga a casa e nel primo dolore confessò alla moglie l’intimo animo suo: «Ed io che miravo solamente a soddisfare il tuo desiderio di bambini sani». Amelia non fu né sorpresa né commossa che si facesse tanto per la sua felicità. Non viveva ella stessa allo stesso scopo: Accasciata mormorò: «Che tale lezione non ti rovini anche il lato sinistro!». Il marito per consolarla le disse: «Forse cosí interverrà un certo equilibrio e si potrebbero avere dei piccini piú piccoli degli altri ma fatti con una certa simmetria!». In poche settimane invece il piede sinistro guarí e liberato dai gessi si dimostrò come sempre troppo lungo, troppo forte, troppo diritto. «È ben differente l’azione di una lesione in un corpo adulto di quello che sia in un corpo infantile» sentenziò Amelia.

Il bambino Achille (si chiamava cosí con evidente profezia di una delle due gambe difettose) seccato forse da tante cure cresceva cattivetto parecchio. Quella sua gruccia era nella sua mano sinistra un’arme terribile e le fantesche la ricevevano spesso sulla schiena. «Perché non picchi con la mano destra per fare esercizio?» ammoniva Amelia. A quattr’anni gettò