Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/220

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tratto un po’ sardonico: «E la letteratura?». Erlis sorrise. La letteratura non gli doleva piú. Raccontò con modestia voluta dei suoi affari lagnandosi di aver troppo da fare. La sua firma non portava il suo nome ed egli lo disse al vecchio che essendo stato commerciante ne capí subito l’importanza e diede un balzo. «Tu sei il proprietario di quella firma?» L’ammirazione era evidente ed Erlis l’assaporò. Cosí ritrovò facilmente l’antico affetto e camminarono lungamente insieme. Il vecchio si lagnò della nuora che lo aveva allontanato dal suo figliuolo. Viveva ora solo della piccola pensione che i suoi antichi principali gli avevano assegnata. Il figliuolo lo aiutava abbondantemente.

Si era di festa ma tuttavia Erlis fu fermato sulla via da amici d’affari. Li congedava dopo di aver risposto con sicurezza alle domande che gli erano rivolte. Il vecchio evidentemente lo ammirava. «Sei divenuto un vero uomo tu!» esclamò. «Se tuo padre ti vedesse come se ne compiacerebbe.» Anche Erlis sembrò di credere che il defunto suo padre si sarebbe compiaciuto nello scoprire nel figliuolo un tale uomo d’affari. Veramente, negli ultimi anni, il vecchio Erlis s’era lasciato convincere dalle ambizioni di Roberto ed aveva sperato di vederlo conquistarsi un grande nome nelle belle lettere. Ma da quel buon morto ch’era non protestava e Miller certo parlava in buona fede. Eppoi non v’era dubbio che al vecchio Erlis sarebbe bastato di sentire che Roberto era un uomo forte. La riuscita era l’importante e in qualunque campo sia. Avevano cosí parlato di tutto quello che li legava e ciò bastava per riannodare i nodi che la stessa vita aveva annodati e sciolti. Il vecchio gli dava del “tu” e ritornato alle abitudini puerili egli continuava a dare del “lei” al vecchio amico. Né l’uno né l’altro s’accorgeva della stranezza del costume. Eppure ambedue sapevano che il forte fra di loro era il solo Erlis. Miller era stato un buon impiegato ed ora percepiva una rendita che — come diceva lui — gli bastava. Aveva lavorato tutta la sua vita diretto e sfruttato dagli altri e solo nei piú tardi anni aveva rimpianto d’essere stato troppo debole e inerte. Stavano per dividersi quando Erlis ebbe una