Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/255

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nile che toglieva dalla carta stampata il puerile racconto brillava come se assistesse alle vicende dell’eroe. Quelle lettere allineate con tanta regolarità procedevano come il tempo, inesorabili; e si arrivava lentamente a sentire come il giovine si fosse ingiustamente ribellato al vecchio e come poi col lavoro l’ingiustizia fosse stata cancellata. E quando si tornava a leggere era doloroso di non poter intervenire e gridare al giovane: «Bada, ti pentirai!». Una pagina seguiva all’altra e non si poteva influire sugli avvenimenti quantunque mai appartenessero al passato. Diventavano passato solo quando il libro era finito e chiuso.

Cosí il piccolo operaio che fino ad allora aveva fantasticato sulle storielle che gli aveva raccontato Alessandro, piccole storielle che correvano le Calli, di tiri bricconi fatti ai vigili o di risposte salaci che il bottaio con tutta ingenuità attribuiva a se stesso anche quando le aveva sentite da altri, ora non contava piú le doghe che tagliava per arrivare a sera. Quell’uomo di cui aveva lette le avventure egli lo amava piú che non amasse il Menina o lo stesso Alessandro o persino Adele. Perché quell’uomo di cui aveva letto poteva essere lui stesso. Perché non avrebbe potuto andare da suo padre e carico di milioni farsi amare e ricevere con feste: Fu da quel libro ch’egli per la prima volta apprese a dolersi del proprio destino. Gli pareva che l’unico ostacolo per fantasticarsi con qualche fondatezza nella posizione di quel suo eroe era il fatto ch’egli non conosceva il proprio padre. Come faceva a immaginare quel padre?

E come al solito smise di battere doghe per indirizzarsi ad Alessandro: «Chissà che mestiere fa mio padre?» rifletté. «Sarà un poltrone come te!» scherzò Alessandro. Ma vedendo che Marianno, deluso di non trovare un appoggio in lui per le sue fantasticherie, faceva un viso triste esclamò: «Una figura ludra el deve esser de zerto». Una figura ludra era già una descrizione e Marianno che si raccontava il proprio futuro vedeva come dopo conquistato il milione andasse a portarlo a quella figura ludra di suo padre, un ubriacone come il padre di Menina. Tanto lui che il milione venivano accolti