Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/276

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sarebbe stato bello che tutta la chiesa avesse avuto il colore del battisterio, di marmo bianco. L’oasi di disegno umano sarebbe stata imponente ed importante come l’enorme palude che ad acqua bassa arrivava fino al lontano ponte ferroviario. Ed alla moglie che lo stava ad ascoltare sorridente egli diceva: «Già, è certo che gli antichi Veneziani fecero la chiesa tutta bianca. Quando si trattava di cose simili essi non risparmiavano!». E non sapeva nulla della storia del paese che tanto amava. C’erano in casa dei libri che la signora Anna si procurava per far piacere al marito ma egli non aveva il tempo di leggerli. Non s’era levato tanto di buon’ora per lavorare? Guardò verso Venezia oltre la palude. Là sulla palude proprio — se egli fosse stato milionario — avrebbe fatto costruire una enorme Pietà in marmo pario che avrebbe riepilogato il tempio magnifico di marmo... che – forse — c’era stato una volta a S. Micel. La Pietà egli l’aveva vista a Trieste ma doveva essere riprodotta in forme colossali tali che alla distanza di un chilometro cioè dalle Fondamenta Nuove si avrebbe potuto percepire le due figure della Donna che consola l’Uomo inginocchiato e riposante nel suo grembo. L’acqua salendo avrebbe dovuto poter coprire il piedestallo e lambire i piedi delle due figure. Certo il monumento doveva essere rivolto al Cimitero e cosí anche dalla spiaggia sua il signor Giulio avrebbe potuto vederlo tutto, immoto nell’acqua sempre nuova e viva.

Cimutti ritornò a prendere la gondola. Al suo solito, camminando col suo passo svelto, parlava a voce alta. Parlava tuttavia dell’acqua che calava cosí fuor di proposito. «E bisogna fare anche presto perché di qui a mezz’ora non sarebbe piú tempo! Buono che lei ci ha pensato!» disse al padrone. E per ingraziarselo aggiunse: «E poi dicono ch’ella non lavora. Guai se non ci fosse». Il signor Giulio che stava facendosi una sigaretta a queste parole fece quel piccolo movimento inevitabile in chi si sente penetrare nella carne uno spillo. Qualcuno doveva aver detto ch’egli non lavorava. E guardando la sigaretta le labbra che dovevano presto lasciar passare la lingua per umettare la carta fina si atteggiarono a rancore. Lo avevano mandato a quel posto — i suoi due fratelli Nino