Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/285

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vano in gran parte da Trieste. Nino si fece una notizia nel suo libretto e non ne parlò piú. A tavola scherzando parlò ancora della difficoltà di trovare delle donne che vogliano lavorare a Murano. La cognata ascoltava sorridendo finché non arrivò a capire che nello scherzo c’era un rimprovero per il marito. E allora cercò di provare che a Murano non era tanto facile di avere delle donne per quel lavoro dei sacchi. E Nino ad arrabbiarsi: «Quante donne volete da Murano per il dessert?». Aveva ragione. Erano ancora anni in cui il lavoro in Laguna si dava quasi gratis. Ma quella visita di Nino ebbe conseguenze gravi. Da Trieste venne l’ordine di licenziare tutte le donne che facevano i sacchi e di prendere invece altri tre bottai. Se Nino fosse stato in Serenella Giulio avrebbe potuto fargli delle obbiezioni. I bottai costavano piú delle donne. La tela da sacchi costava meno delle doghe e dei cerchi di ferro e dei fondi e coperchi. È vero che il barile si maneggiava meglio ma una peata conteneva piú sacchi che non barili. «Eppoi chissà quante volte il barile ch’è rotondo non rotolerà in canale!» diceva il signor Giulio alla moglie. «Loro, a Trieste, non hanno un’idea di questi paesi e danno ordini rovinando tutta la nostra organizzazione.» Le donne dovettero andarsene e fu un grande dolore per il signor Giulio perché quel lavoro femminile per quanto poco retribuito era pure un grande aiuto per certe famiglie. Vennero i bottai e arrivarono con delle barche a vela direttamente da Trieste le doghe. Il signor Giulio dovette subito convenire che il lavoro era grandemente facilitato. A lui non furono comunicati i calcoli in base ai quali si era presa la decisione e perciò ebbe per sempre la consolazione di poter dire che i barili erano buoni ma che costavano piú dei sacchi. Nino, per quante volte venne in Serenella, con lui non discusse mai la questione. Alla cognata diceva ch’egli con Giulio non amava discutere di affari per non scontrarsi in tanti dubbi. «Eppoi» aggiungeva per indorare la pillola «son dubbî che vengono da mio fratello; son dubbi che vengono dalla mia razza e vi sono troppo accessibile.» E gli ordini da Trieste sconvolgevano ad ogni tratto il piccolo posto. Avevano tenuto il primo anno due