Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/291

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compagno troppo zelante. I capi guardavano esterrefatti la faccia di Giacomo magra, mai sbarbata, arrossata dal sole e da una sincera indignazione. Era un uomo in buona fede costui e non c’era verso di arrabbiarsi con lui! Gli offrirono tutta la sua participazione, pronta, in contanti, se accettava di non comparire il giorno appresso. Perché se lui c’era, non v’era dubbio che la falciatura non sarebbe finita mai. Quando essi sarebbero giunti alla fine l’altra parte avrebbe già riprodotta tutta l’erba medica falciata e i mietitori sarebbero morti di fame condannati com’erano alla paga contrattuale di 15 giorni. Giacomo esitò! Egli aveva spesso incassati dei salari senza lavorare ma mai era stato pagato per non lavorare. «E se venissi ogni giorno per un paio d’ore per darvi qualche buon consiglio?» Cosí oltre che la paga ebbe la minaccia che se nei 15 giorni seguenti passava per di là sarebbe stato lapidato. S’adattò ma la sua fama era distrutta e nessuno lo volle piú. Il contratto da cui era stato allontanato era finito male; la falciatura aveva abbisognato di interi 30 giorni. I capi dicevano ch’era bastata una giornata di convivenza con Giacomo per creare fra quei 40 mietitori una decina di Giacomi, cavillosi come lui e pareva alla fine un’assemblea legislativa tante erano le nuove proposte che pullulavano per regolare la falciatura di un campo.

Giacomo divenne nomade. Solo a questo patto egli poteva trovare lavoro. Aveva le tasche piene di certificati perché tutti gliene davano pur di liberarsi di lui al piú presto. Cosí passò tutto il Friuli la Carnia e il Veneto sognando sempre di trovare un lavoro bene organizzato. S’era però talmente specializzato nella critica che non sapeva tacere la critica sull’organizzazione del lavoro neppure quando lui non c’entrava. Cosí non passava carro senza ch’egli non criticasse il modo com’era caricato. Veniva mandato a quel paese ed egli continuava le sue peregrinazioni senza abbadarci troppo. Se però credeva d’aver ragione allora era capace di farsi fare in due ma le sue ragioni doveva dirle. Egli aveva dovuto passare accanto ad un carro caricato tanto in alto ch’egli avrebbe potuto esserne schiacciato. Allora alzava la voce ed il suo sonoro dialetto celta pigliava delle andature epiche. Era capace d’ap-