Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/301

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Valentino tacque. Era un timido. Da qualche giorno s’era occupato dei miei bilanci e credeva proprio di essere stato delegato a sorvegliare il buon andamento di tutta la famiglia. S’era ingannato ed era dispostissimo a ricredersi dopo una timida protesta rivolta ad Alfio: «Io non posso dire altro che i consigli che mi sono suggeriti dalla mia esperienza».

Ma Emma fu terribile. Di solito essa era abbastanza materna per Alfio, ma ora vedeva attaccato il proprio marito. Le pareva un atto di disprezzo verso il proprio marito anche la leggerezza superficiale con cui Carlo parlava della cosa cui Valentino s’era dedicato con tanta gravità. Si fece violenta perché rimproverò me che lasciavo tanto libero di fare delle sciocchezze al mio figliolo (io alzai le braccia in alto come per invocare l’aiuto di Dio) e rimproverò Alfio di credersi superiore a qualcuno a questo mondo: Una presunzione di cui prima o poi si doveva pentire. Perché non voleva finire almeno i suoi studi medii? Sarebbe stato inferiore a tutti per tutta la vita. Eppoi quando si trovava qualcuno disposto a dare dei buoni consigli non si poteva e doveva rispondere villanamente.

E da questa questione in cui io ci entravo come i cavoli a merenda risultò proprio un rancore di Alfio per me. È vero che io non seppi appoggiarlo, anzi è vero ch’io non seppi astenermi dall’associarmi agli altri. Dio mio! È una cosa grave vedere il proprio figlio rinunziare da bel principio alla via che percorrono quelli che lo possono. D’altronde non potevo correre il rischio di aggravare la posizione di Valentino già tanto dolorosa per Emma. M’ero proposto da tanti anni di fare in modo che non si ripetessero fra me e mio figlio le relazioni che c’erano state fra me e mio padre, ed ecco che si accennava proprio a passare per di là. A quello scopo avevo fatto in modo che non ci fossero fra di noi eccessive manifestazioni di affetto come quella dolorosa ansietà manifestata da mio padre al momento di morire per il mio avvenire, in quel momento, quando già tanto soffriva, equivalente ad un bacio appassionato che poi, certamente, aveva provocato quella mia dolorosa lunga malattia, una malattia che anche