Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/31

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Parlano la stessa lingua. E l’Aghios nella solitudine li amò e spiò scoprendone il carattere e le sue cause. Radicalmente differenti da noi, che guardiamo mentre essi annusano, è strano che fra noi e loro si sia costituita una relazione tanto intima, nostra grande fortuna, dal cane basata certo su un malinteso. Forse il gatto a noi non s’accosta di piú perché a noi meglio somiglia e meglio ci conosce. E il cane deve la sua sincerità al suo senso predominante, l’olfatto. Il suo modo di percepire gli fa credere che a questo mondo ogni tradimento sia subito scoperto perché egli non vede le superfici ingannevoli, egli analizza proprio l’anima delle cose, il loro odore. Può essere che anche il suo senso lo truffi o ch’egli spesso addenti degl’innocenti dall’odore sgradevole, ma egli non lo sa e se è impedito nel suo proposito s’adatta, ma ringhiando. Tante volte una legge superiore lo arresta e lo incatena e, senza convinzione, egli deve subirla; vi è abituato. Ma il proposito di tradire egli non può accogliere, pensando ch’egli col suo senso sarebbe capace di scoprirlo e tanto meglio dunque il suo padrone, che non sarebbe il suo padrone se non avesse dei sensi piú perfetti dei suoi.

Mondo sincero perciò quello degli odori. Pare però che si allontani dalla realtà piú di quello delle linee e dei colori. Il povero cane è sempre il truffato perché male informato. Tuttavia qualche dolore gli è risparmiato. In nessun posto egli è straniero. Il suo senso è essenzialmente socievole. Ogni incontro casuale si fa subito intimo e al naso vengono offerte per la verifica le parti piú recondite. Rifiutarle è una vera sgarbatezza che provoca la reazione piú violenta. Che vita piú naturale che non la nostra! Nella vita piú affollata di Londra un uomo è all’altro nient’altro che un impedimento a procedere. Come fare? Anche se il signor Aghios fosse stato accettato quale dittatore della vita di società, egli non avrebbe saputo imporre il sorriso reciproco di saluto fra sconosciuti. Esso, imposto, sarebbe divenuto una smorfia orrida e mai avrebbe potuto significare un sincero saluto di fratello. L’affetto è anch’esso una fatica; e nessuno vi si sottopone per regola; il vero riposo è l’indifferenza. Dai cani, diretti dagli