Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/312

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Il successo fu d’osservazione. Io, allora, studiavo economia politica. Ossia era l’epoca in cui studiavo legge ma ero arrivato a forza di diligenza di studiare troppa economia politica che doveva restare uno studio accessorio.

Questo latifondista era evidentemente un assenteista di cui la figura è tanto ben precisata nei libri di testo. Ed un giorno Orazio in mia presenza ricevette una lettera dal suo fattore. «Dal fattore» mormorò. Ancora adesso da vecchio egli mormora le parole che pensa, certo per movere meglio il suo cervello preciso ma lento. Poi, dopo letta la lettera, mormorò: «No». Ed io gli dissi: «Scommetto che il tuo fattore ti propose delle migliorie che tu rifiutasti». Ed egli confermò con sorpresa: «Come lo sai?». Io seppi indicargli il testo da cui l’avevo appreso.

Gl’insuccessi sono tanti che tutti naturalmente non ricordo. Una volta lo indussi a cessar di fumare con me. Io naturalmente subito m’arresi. Egli invece nel corso di una settimana sopportò tutte le avventure di caccia possibili, le buone e le cattive, e non mollò. Un giorno camminò sul Carso per 10 ore senza prendere una sola bestia e il giorno appresso in poche ore ne prese tante che dovette scendere in città per non caricarsi di troppo e il suo proposito rimase il medesimo. Una cosa sorprendente per me che dicevo che non arrivavo a cessar di fumare, perché i miei propositi si rammollivano per notizie belle, per notizie brutte o per mancanza assoluta di notizie.

Aveva una forza di volere che somigliava ad un’inerzia, ad uno stato d’essere, alla volontà dell’acqua di scendere dalla montagna. Quando gli si manifestava un proprio desiderio, se non collimava col suo, si faceva sordo. Una volta — lo ricordo come se mi fosse avvenuto ieri perché le grandi rabbie non si dimenticano piú – io ero atteso da una donna che s’era potuta far libera per me alle sei di sera per un’ora soltanto. Alle tre commisi la leggerezza di montare in un calesse guidato da lui ed egli mi condusse a Lipizza. So ch’era una magnifica, chiara giornata autunnale ma io la ricordo oscura, piena di rabbia.