Pagina:Svevo - Corto viaggio sentimentale e altri racconti, 1949.djvu/76

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lontana. Libero veramente, il pensiero non può essere che quando si muove fra fantasmi. Anche quella giubba e quel bottone in realtà potevano essere piú duri di quanto egli sognasse.

Il signor Aghios sorvegliò il biondino, per non sognare neppure il suo delitto prima che l’altro non dormisse.

Ma allora un altro pensiero lo agitò. Si doveva essere vicinissimi a Padova. E se l’ispettore avesse continuato a dormire? Finché dormiva meno male, ma se si fosse destato e avesse continuato a procedere fino a Venezia? Altre prediche, gran Dio!

In quel momento per buona fortuna venne il conduttore a rivedere i biglietti.

Il biondino diede il suo ed anche l’ispettore si destò e subito domandò: «Quando arriviamo a Padova?».

«Fra dieci minuti!» rispose il conduttore.

Meno male. Dieci minuti di predica si potevano sopportare.

Ma il signor ispettore s’era destato di malumore. Non aperse bocca per cinque minuti. Poi si rizzò con risoluzione ferrea e trasse dalla rete la sua valigetta che pose accanto a sé. Guardò poi fuori della finestra e il signor Aghios guardò anche lui nella stessa direzione, con l’unica cortesia che l’ispettore gli permettesse. Il cielo s’era coperto di nubi nere ed il sole del tramonto, invisibile, illuminava la loro parte inferiore, che pareva composta di piante leggere, luminose d’argento, d’oro e di qualche metallo sconosciuto, trasparente e irrorato di luce propria.

«Pioverà» mormorò l’ispettore di malumore.

«Non sempre piove quando il cielo ha quest’aspetto, denso e nero, con propaggini luminose» disse il signor Aghios, tentando di ridare il buonumore all’ispettore o forse per incoraggiarlo ad andarsene, come se la pioggia avesse potuto indurlo a fermarsi nel treno.

Infatti l’ispettore parve contento. «Lei se ne intende del tempo?» e per la prima volta guardò il signor Aghios con grande rispetto.

«Non tanto!» disse il signor Aghios con modestia. «Però