Pagina:Svevo - La coscienza di Zeno, Milano 1930.djvu/125

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maschi della città e non avrebbero cercato di portarmi via la mia donna? Fra di loro v’era certamente qualcuno che non aveva bisogno di tanto esercizio per essere gradito. Io sapevo, io credevo di sapere che quando Ada avesse trovato chi faceva al caso suo, avrebbe subito consentito senza attendere di innamorarsi. Quando in quei giorni io m’imbattevo in un maschio ben vestito, sano e sereno, l’odiavo, perchè mi pareva facesse al caso di Ada. Di quei giorni, la cosa che meglio ricordo è la gelosia che s’era abbassata come una nebbia sulla mia vita.

Dell’atroce dubbio di vedermi portar via Ada in quei giorni non si può ridere, ormai che si sa come le cose andarono a finire. Quando ripenso a quei giorni di passione sento un’ammirazione grande per la profetica anima mia.

Varie volte, di notte, passai sotto alle finestre di quella casa. Lassù apparentemente continuavano a divertirsi come quando c’ero stato anch’io. Alla mezzanotte o poco prima, nel salotto si spegnevano i lumi. Scappavo pel timore di essere scorto da qualche visitatore che allora doveva lasciare la casa.

Ma ogni ora di quei giorni fu affannosa anche per l’impazienza. Perchè nessuno domandava di me? Perchè non si moveva Giovanni? Non doveva egli meravigliarsi di non vedermi nè a casa sua nè al Tergesteo? Dunque era d’accordo anche lui ch’io fossi stato allontanato? Interrompevo spesso le mie passeggiate di giorno e di notte per correre a casa ad accertarmi che nessuno fosse venuto a domandare di me. Non sapevo andare a letto nel dubbio, e stavo desto per interrogar la povera Maria. Restavo per ore ad aspettare in casa, nel luogo ove ero più facilmente raggiungibile. Ma nessuno