Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/108

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stino della giovinetta ed egli vi aveva collaborato. Per colpa sua essa aveva camminato le vie col campanello di richiamo attaccato ai piedi oppure, addirittura legata ad un trolley, era scivolata su quel cerchio, offrendosi agli occhi e alle mani degli uomini. E non importava che la giovinetta ch’era stata a trovarlo il giorno prima, non avesse saputo destare nel suo animo alcun sentimento di compassione o di affetto. Essa, ora, era fatta così e bisognava salvarla mutandola in modo da farla ridivenire la buona, cara fanciulla, che — purtroppo! — era stata sua e che egli ora amava per la sua debolezza che chiamava carezze e protezione.

Quanta dolcezza gli derivava da tale proposito! Una dolcezza che invadeva ogni sua fibra ma che modificava ogni cosa ed ogni persona, persino la sua infermiera, ma anzi persino la propria malattia che egli pensava di poter combattere.

Già il giorno appresso egli chiamò il notaio e fece un testamento col quale all’infuori di alcuni legati che a lui parvero importanti, ma che in confronto al suo patrimonio erano esigui, legò tutto quanto possedeva alla giovinet-