Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/173

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stato sempre) le giudicò un esordio, un buon esercizio, un perfezionamento, e si sentì giovine e più felice che mai.

Dapprima, ripetendendo l’errore commesso in gioventù scrisse di animali che conosceva poco, e le sue favole risonarono di ruggiti e barriti. Poi si fece più umano, se così si può dire, scrivendo degli animali che credeva di conoscere. Così la mosca gli regalò una gran quantità di favole dimostrandosi un animale più utile di quanto si creda. In una di quelle favole ammirava la velocità del dittero, velocità sprecata perchè non gli serviva nè a raggiungere la preda nè a garantire la sua incolumità. Qui faceva la morale una testuggine. Un’altra favola esaltava la mosca che distruggeva le cose sozze da essa tanto amate. Una terza si meravigliava che la mosca, l’animale più ricco d’occhi, veda tanto imperfettamente. Infine una raccontava di un uomo che, dopo di aver schiacciato una mosca noiosa, le gridò: — Ti ho beneficata; ecco che non sei più una mosca. — Con tale sistema era facile di avere ogni giorno la favola pronta col caffè del mattino. Doveva venire la guerra ad insegnargli che la favola po-