Pagina:Svevo - La novella del buon vecchio e della bella fanciulla ed altri scritti, 1929.djvu/183

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vece, data la costanza del fenomeno, è certo che quei suoni e quei gridi erano l’espressione sincera, nel sonno, dell’animo torturato. Si potrebbe credere che si trattasse di una manifestazione che potesse infirmare la moderna e perfetta teoria del sogno secondo la quale nel riposo ci sarebbe sempre la beatitudine del sogno contenente il desiderio soddisfatto. Ma non si potrebbe anche pensare che il vero sogno del poeta è quello ch’egli vive quand’è desto, e che perciò Mario avrebbe avuto ragione di ridere di giorno e piangere di notte? C’è poi la possibilità di un’altra spiegazione confortata dalla stessa teoria del sogno: Poteva nel caso di Mario esserci un desiderio soddisfatto nella libera manifestazione del suo dolore. Egli poteva gettare allora, nel sogno notturno, la pesante maschera che durante il giorno gli era imposta per celare la propria presunzione, e proclamare coi sospiri e i gridi: Io merito di più, io merito altro. Uno sfogo che anch’esso può tutelare il riposo.

Al mattino sorgeva il sole, e Giulio, stupito, apprendeva che Mario credeva di aver passata la notte intera, tanto ricca di singhiozzi, in com-